La preparazione
Il corpo umano è una macchina perfetta, non ci sono dubbi a riguardo. Che la sua perfezione sia dovuta alla preparazione fisica di ciascuno di noi anche, ma che questa ci faccia quindi sicuramente riuscire in una competizione è tutta un’altra cosa. Una competizione di un certo livello, per riuscire a completarla in un modo degno deve essere preparata su diversi livelli, non solo quello fisico, ma anche quello psicologico, infatti una componente molto molto importante è sicuramente quella mentale; per alcuni quest’ultima è più importante di quella fisica. Una gara la prepari sicuramente sia nel fisico che nella testa, anzi, prima nella testa che nel fisico e non ci sono formule alchemiche per riuscire ad arrivare al giorno della gara in ottima e perfetta forma fisica. Ci sono mille variabili per cui qualcosa non vada nel verso giusto, anche fosse solo una sciocchezza. Sta di fatto che comunque devi prepararti, e se lo fai quasi fossi un automa, seguendo uno schema ben preciso e studiato, sicuramente riuscirai a raggiungere gli obiettivi prefissati,
Molti mudders corrono e si allenano rispettando un programma, controllando anche a priori spesso in modo maniacale ogni dettaglio, come fare ogni ripetuta, ogni allenamento particolare, la fase del potenziamento, e via discorrendo. La mudder coscienziosa prende con se stessa un vero impegno per preparare una gara importante però… c’è una sottile linea, spesso valicata, fra l’essere ligi al dovere assunto e l’esserne schiavi. La ‘schiava’ non può uscire dal seminato nemmeno una volta perché ha l’impressione che, al momento della verità, questa sua mancanza la porterà allo sbaglio come punizione per la superficialità con cui ha seguito il programma (uno strappo alla regola una sola piccola volta…). Per questo sicuramente viene erosa dalla vergogna poiché quel tal giorno non ha rispettato le tabelle. Quindi si convince che la sua perfetta preparazione dipenderà tutto da ogni singolo allenamento eseguito alla perfezione rispettando le tabelle.
In programmazione neuro linguistica si dice: ”la mappa non è il territorio”… se ci si riflette su ha un senso logico (la realtà non sarà mai esattamente come la mappa riportava e viceversa). Ognuno di noi ha una costituzione fisica differente, il clima può variare durante i mesi di preparazione, un raffreddorino, un impegno non rimandabile con i parenti, bla bla bla.. ci sono un sacco di variabili nella realtà/territorio rispetto ad una fredda mappa/programma di allenamento. Se bastasse una tabella per prepararci e se fossimo tutti uguali saremmo tutti campioni allo stesso modo e sarebbe una noia micidiale; la differenza fondamentale stà al comando. La preparazione fisica è ovviamente doverosa ma senza un cervello scrupoloso, concentrato, logico e soprattutto dotato di ‘ampie vedute’ non andremmo lontani. I campioni sanno come affrontare gli avversari e gli ostacoli anche perché non solo hanno esperienza ma si sono preparati prima anche mentalmente pensando alle varie fasi della gara e alle possibili variabili, e hanno studiato come affrontarle prima di farlo, cercando la soluzione più idonea; un campione sa come affrontare la realtà della gara, gli ostacoli e gli avversari ma sa soprattutto come reagire quando le cose non funzionano per il verso giusto perché ha “fatto andare il cervello” prima, in tutte la fasi della preparazione.
Come allenamento puoi anche fare una gara senza avere in mente di vincerla (probabilmente anche perché hai già capito che non ne hai la possibilità) ma perché vuoi allenarti per un’altra gara. Molti usano questo sistema perché in allenamento non puoi simulare l’atmosfera quasi palpabile che si respira solo nelle gare e quindi l’unico modo per metterti alla prova nelle condizioni fisiche e mentali tipiche della gara è quello di correrne una! Noi molto spesso partecipiamo a gare che utilizziamo come allenamento, non per vincere, ma perché magari ci sono salite, ostacoli o percorsi particolari che ci servono per altro; magari si arriva anche parecchio dopo i primi arrivati ma non è quello il nostro obiettivo, noi partecipiamo per fare il tempo su un particolare tratto di gara, oltrepassando un ostacolo anche più volte fino a quando non lo facciamo nel modo più veloce e più preciso possibile prima di passare a quello successivo, sono quelli i nostri tempi, non la gara tutta.
Prendi l’ultimo risultato migliore che hai raggiunto e prova a batterti. Nella maggior parte dei casi questo è l’obiettivo più realistico che puoi porti, anche perché hai il vantaggio di conoscere molto bene il tuo avversario se questa sei tu.
Gareggia anche per il solo gusto di farlo (è bello anche solo per questo) e considera anche un fattore non trascurabile: in gara l’adrenalina è quasi palpabile e ne resterai inevitabilmente contagiata. Puoi essere anche la persona meno competitiva del mondo ma il tuo orgoglio ti spingerà a cercare di riprendere quella che ha osato superarti al 7° km ‘sputando’ un polmone per lo sforzo perché in gara l’odore della sfida lo senti, anche nella più facile e corta delle competizioni.
Tieni comunque bene a mente il senso di tutto quello che stai facendo, la parola chiave di tutto ciò è e dovrà essere sempre: divertirsi! Anche se non si vincerà mai nessuna gara. Certo vincere una gara è sicuramente entusiasmante ma se la tua testa sa già in partenza che non potrai vincere quella determinata competizione, trovati un altro stimolo per competere: gareggia con le tue performance e cerca di vincere quelle.
Poco prima della partenza (la notte o il giorno precedente) e anche (soprattutto) pochi secondi prima dell’inizio della gara sicuramente ti porrai queste domande: Sono pronta? Ho fatto tutto quello che potevo fare? Ho rispettato le tabelle di allenamento? Mi sento bene? Nonostante le risposte possano essere tutte positive resterà sicuramente sempre una zona d’ombra in cui non vedi bene i dettagli: sono gli imprevisti, è tutto quello che può andare storto. In quei casi c’è un solo allenamento che ti serve per gestire il passaggio in questa zona: quello psicologico. Se ti sei preparata mentalmente anche per gli imprevisti mentre ti preparavi per la parte ‘fisica’ hai già una marcia in più, se ti sei allenata per l’elasticità mentale nell’adattarsi al cambiamento delle condizioni hai fatto un passo enorme verso il traguardo.
Oltre l’aspetto fisico devi essere preparata per l’aspetto psicologico e quello tattico, prevedendo tutti i possibili scenari fuori programma e le loro soluzioni, adattandoti alle diverse ‘nuove’ ed inaspettate variazioni della tabella programmata: piove a dirotto; fa un caldo torrido; fa freddino; hai male ovunque; non stai bene; ti sei infortunata. Ogni metro guadagnato è un continuo rimodularsi del tuo assetto mentale per i nuovi stimoli e le nuove situazioni che si creano, nella competizione più importante non vince solamente il più forte ma vince chi ha la capacità di adattarsi ai possibili cambiamenti. A volte vincere significa anche solo portare a casa il miglior risultato che tu potevi ottenere.
Il riassunto di tutto ciò? La preparazione deve esser eseguita su più livelli, sia quello fisico che quello mentale, l’una senza l’altra non ti porteranno a nessun risultato. La parola d’ordine rimane sempre e comunque la stessa: divertirsi!